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Oggetto
scultura
Inventario
REV004735
Collocazione
Museo Revoltella - Galleria d’arte moderna
Acquisizione
legato; Hansi Glancz Cominotti; 1984
Cronologia
1933
Dimensioni
cm; altezza 192; larghezza 105; profondità 53
Materia e tecnica
gesso patinato

In linea con quanto avveniva nell’arte italiana del tempo, dall’inizio degli anni Trenta Mascherini iniziò una seria riflessione sull’arte arcaica, prendendo come modello di riferimento la forma semplice della scultura dell’antichità italica. Tale ricerca lo impegnò per circa un triennio e si concluse con la "Sirena", opera che rappresenta al meglio la totale adesione ai nuovi linguaggi. L’imponente gesso ebbe un ruolo di primo piano alla mostra sindacale del 1933, dove si aggiudicò il primo premio, e alla "Mostra del Mare" del 1934; il successo di critica in entrambi i casi fu enorme. Il racconto favoloso del ritrovamento della "Sirena" viene rappresentato da Mascherini con indiscussa capacità nonostante le grandi dimensioni. Le figure, quella del pescatore posta frontale che sorregge la piccola figurina dalla lunga pinna e quella della donna che sporge sulla sinistra, sono nude, hanno forme essenziali e tozze. Assecondando le mode del tempo che vedevano gli artisti impegnati nell’uso di materiali poveri lavorati grossolanamente, Mascherini adotta il gesso, in questo caso patinato, prestando particolare attenzione agli effetti superficiali. Lo stesso scultore alcuni anni più tardi si soffermò sull’opera per raccontarne l’importanza. «Con la "Sirena" credetti di sostituire all’umano il fantastico. Rimanendo con la plastica fermo all’interpretazione schematica, giocavo ora con la più libera fantasia, dando all’opera un’emozione curiosa, interpretando l’acqua come elemento plastico di chiaroscuro, creando così nella Sirena una figura che ha del reale e dell’immaginario, dando all’uomo un passaggio di modellazione quasi pittorica per creare la sua evanescenza mitica». Punti di riferimento per questo radicale cambiamento stilistico, che portò all’abbandono degli schemi novecentisti, furono sicuramente la conoscenza dei musei archeologici della capitale che poté frequentare nel 1931 in occasione della prima quadriennale romana e la conoscenza delle opere di Arturo Martini, impegnato in quegli anni nella ricerca di nuove soluzioni partendo dallo studio dei reperti archeologici. Ma un ruolo rilevante ebbe anche la produzione di alcuni scultori locali, come Dino e Mirko Basaldella, informati su quanto succedeva a Roma e a Milano ma intenzionati a trovare un percorso autonomo.

Bibliografia

Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, La scultura. Museo Revoltella Galleria d'arte moderna, Trieste, 2022, pp.178-179

La scultura: Museo Revoltella, Galleria d'arte moderna, a cura di Gregorat Susanna, Coslovich Barbara, Trieste, Civico Museo Revoltella, 2022, pp.178-179
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