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Percorso tra le ambre del Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann”: 1, la protostoria

Nel primo millennio a.C. con l’età del ferro, le principali vie di penetrazione dell’ambra proveniente dal mare del Nord erano quelle delle Alpi orientali. Negli abitati e nelle necropoli dell’Italia di nord-est molti sono i ritrovamenti di manufatti in questa apprezzatissima resina fossile.

Con il termine ambra si indicano diverse resine fossili, di colore che può variare dal giallo all’arancio, dal rosso al bruno, con vari gradi di trasparenze.

L’ambra, apprezzata e lavorata sin da epoche preistoriche, si raccoglieva soprattutto lungo le coste del Mar Baltico. 

Tra i materiali dell’età del ferro dai siti di Santa Lucia di Tolmino e da San Canziano del Carso non mancano oggetti d’ornamento realizzati con vaghi in ambra, anche di notevoli dimensioni.

 

Santa Lucia di Tolmino/Most na Soči (Slovenia)

Dalla ricca necropoli alla confluenza del fiume Isonzo con l’Idria provengono collane con perle in ambre e fibule con ambre inserite nel filo di bronzo, ma di particolare rilevanza è il pendaglio-pettorale composito, un monile considerato di produzione venetica e assegnato alla Prima età del ferro, al tardo VII-inizi VI secolo a.C. Ora ricomposto è formato da quattro passanti a piastrina rettangolare, di misura crescente, con fori longitudinali e perle. Proviene da una sepoltura ad incinerazione in ossuario con corredo di ornamenti in bronzo. 

 

“Tesoretto” di San Canziano del Carso – Škocjan (Slovenia)

Quasi cinquecento vaghi di ambra di dimensioni e colori diversi, compongono la metà del così detto “Tesoretto” rinvenuto nel 1908, ai piedi della cinta muraria del castelliere protostorico di San Canziano del Carso. Si tratta di un ritrovamento fortuito, ad opera di un contadino del luogo, a cui seguì lo scavo di Carlo Marchesetti: a circa un metro di profondità, in una semplice buca ricoperta da una lastra di calcare, erano stati deposti 1170 manufatti, interi o frammentari, riferibili quasi esclusivamente a elementi di ornamento, anche molto raffinati, integri o comunque, in generale, in buone condizioni, in bronzo, ferro, vetro e ambra. Poiché non vennero trovate sepolture nelle vicinanze, il nucleo viene detto “Tesoretto” e si è pensato a un’offerta votiva o a una forma di tesaurizzazione, un ripostiglio accumulato da un artigiano-commerciante o dalla comunità che viveva nel castelliere, oppure di un deposito riferibile ad un personaggio, una donna, di rango elevato. La presenza di materiali di lunga durata permettono di ipotizzare la deposizione nella seconda età del ferro, in un momento che si inquadra tra la seconda metà del V e la prima metà del IV secolo a.C. 

Marchesetti ricompose le 497 perle d’ambra in 5 collane, di varie dimensioni, e in un pendaglio complesso formato da elementi di bronzo, ambra e pasta vitrea (un pettorale). Due voluminose perle d’ambra erano invece infilate in due grossi anelli (forse armille) di bronzo. Le analisi condotte su alcuni campioni hanno accertato che le ambre sono di provenienza “nordica”, quindi è molto probabile che si tratti di ambre baltiche.

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Le opere

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